Seguono le parti successive il 23 – 24 c.m.
Silvia: E sempre in merito ai fondi stanziati dagli Stati Uniti all’Ucraina a partire dal 1991, è possibile aggiungere altro?
Oleh: Intendi forse il finanziamento dei biolaboratori in Ucraina? È possibile. Il caso Burisma è noto, ma forse non da tutti.
Non da tutti, certamente, perché, almeno, In Italia, ad esempio, questa notizia è passata quasi totalmente in silenzio. Chiariamo dunque cos’è l’affare Burisma. Burisma è una società multinazionale ucraina con sede a Cipro e creata nel 2002. In queste brevi informazioni si nota già qualcosa che dà all’occhio. Perché sede a Cipro? E perché 2002? Innanzitutto Cipro è a due passi dall’Ucraina ed è pertanto un ottimo centro logistico, non solo per questo Paese, ma per gran parte dell’Europa. Inoltre, è un paradiso fiscale e, anche se, su questo, potrebbe non esserci nulla di così sorprendente, poiché per molte aziende è normale avere la propria sede legale in uno di questi paradisi fiscali al fine di proteggersi dalle tasse e, dopotutto, la legge consente ciò, tuttavia, forse in molti non sanno che alcuni di questi paradisi fiscali, Cipro compresa, sono anche paradisi del segreto bancario, cioè in essi gli istituti di credito non possono per nessuna ragione rivelare informazioni sui conti correnti e i depositi dei propri clienti, e, quindi, non si possono ottenere neanche ragguagli in merito alla provenienza di denaro ivi depositato. Ciò significa, in sostanza, che con questo sistema è possibile riciclare il cosiddetto “denaro sporco”, così come ricevere soldi su investimenti in settori economici non rientranti nel proprio settore aziendale, che diversamente dovrebbero essere giustificati. Sapendo che Burisma è un ente che si occupa di ricerca, produzione e vendita di gas naturale, in che modo vi rientrano le attività da biolaboratori e le armi batteriologiche? Eppure, per tale progetto Burisma è stata segretamente finanziata dagli Stati Uniti, in particolare da un’azienda americana, Metabiota, la quale si occupa principalmente di creare database a livello mondiale per raccogliere dati sulla diffusione di malattie, epidemie e pandemie e fare previsioni in merito. Inoltre, si tratta di un ente legato al Pentagono, e quindi è un’organizzazione para-gorvernativa. La notizia di tale collaborazione tra la multinazionale ucraina e Metabiota era stata tenuta riservata, se non nascosta, fino al 2019, momento in cui proprio negli Stati Uniti iniziarono delle indagini sulla famiglia Biden, in quanto, fatto decisamente sorprendente, Hunter Biden, il figlio dell’attuale Presidente Joe Biden, che nel 2019 era in campagna elettorale, faceva parte a pieno titolo del consiglio di amministrazione dell’azienda Metabiota e quindi era a conoscenza della collaborazione con l’azienda ucraina Burisma, così come era consapevole che tale collaborazione riguardava non il gas, ma la costruzione e messa in opera di biolaboratori e studi ed esperimenti su armi batteriologiche e agenti patogeni. Naturalmente di tutto ciò esistono prove documentate consistenti in scambi di email tra Hunter Biden, il resto del consiglio d’amministrazione e dei vertici aziendali sia di Metabiota che di Burisma, nonché la traccia di bonifici e voci di bilancio “particolari” a giustificazione di tali movimenti finanziari. In tali operazioni, vi si trova coinvolta anche Goldman Sachs, che è uno dei maggiori enti finanziari americani e mondiali, come ulteriore finanziatore del progetto Metabiota-Burisma. Tornando al fatto che Burisma sia stata fondata nel 2002, è un dato a cui prestare attenzione, poiché in quell’anno in Ucraina erano in corso le elezioni parlamentari e l’Occidente, o per meglio dire gli Stati Uniti, che già avevano investito finanziariamente nel Paese a partire dal 1991, non si sarebbero mai persi l’occasione di continuare a intervenire anche in questo caso, spingendo quindi verso l’elezione di Viktor Juščenko, come rappresentante non tanto dell’Ucraina o del suo partito politico, ma degli interessi occidentali e americani. La creazione, pertanto, di un’organizzazione come Burisma era l’anello mancante per terminare il cerchio da stringere intorno all’Ucraina. Tuttavia, adesso sta a me chiudere tale cerchio, aggiungendo che Burisma ha nel suo consiglio di amministrazione, ancora una volta Hunter Biden, e, inoltre, Cofer Black ex-agente della CIA, dipartimento anti-terrorismo, e Aleksander Kwaśniewski, Presidente della Repubblica della Polonia fino al 2005. Perché proprio il Presidente polacco? Perché la Polonia aveva e ha tutt’ora dei conti aperti con l’Ucraina, che affondano le loro radici nel passato, in quanto, come spiegato sopra, l’Ucraina occidentale in realtà faceva parte di un precedente Stato polacco-lituano, e perché l’idea della Polonia di rientrare in possesso di tale territorio non è mai, evidentemente, stata abbandonata. Ciò sarebbe quindi la conferma ulteriore delle interferenze polacche in Ucraina con la società Siltec e della ragione per cui l’Ambasciata polacca in Italia abbia sentito l’urgente necessità di smentire la possibilità di una annessione dell’Ucraina occidentale alla Polonia. Ulteriore prova dell’interesse polacco verso l’Ucraina e di profonde connessioni con il deep state americano e con le politiche globaliste è che, dopo il fine mandato di Aleksander Kwaśniewski, sia stato eletto Lech Kaczyński, considerato dissidente e opposto al sistema e, curiosamente, morto in un incidente aereo nel 2010, ponendo fine quindi al suo governo. Ma anche alle sue idee, anti-globaliste e anti-atlantiste. Dopo la sua scomparsa, vi è stata una sequenza continua di Presidenti ad interim, nell’attesa dell’arrivo dell’attuale Andzrej Duda, di cui vedremo le prossime mosse, soprattutto nei confronti dell’Ucraina. Tuttavia, un fatto è certo: dall’inizio dello scoppio del conflitto russo-ucraino, tutte le ambasciate hanno lasciato Kiev, tranne quella di un Paese. Indovinate quale: la Polonia.
Polonia a parte, una ulteriore considerazione è che tali vicende sono in modo più che palese connesse alla celeberrima “pandemia” Covid19 perché, come si è visto, Burisma è risultata implicata nella sperimentazione e nello studio di armi batteriologiche e nella creazione di biolaboratori, in Ucraina, certamente, ma non si escludono anche in altri Paesi, tra cui l’Italia stessa, in quanto questo ente è una multinazionale e ha sedi anche in Italia, e poi in Germania, Kazakistan, Messico e Isole Vergini Britanniche, che, esattamente come Cipro, sono un altro paradiso fiscale e del segreto bancario. La serie di connessioni con il caso Covid19 non sono certamente finite qui, poiché, tra gli investitori di Burisma vi è anche, come menzionato, Goldman Sachs, ente che ha parimenti investito in vaccini e biotecnologie. Ulteriore elemento da non sottovalutare, è che Goldman Sachs era stata fondata da Marcus Goldman e Samuel Sachs, americani sì, ma ashkenazim, ovvero i “finti ebrei convertiti” di cui avevo già ampiamento parlato nel mio articolo su Civico20News pubblicato in tre parti dal 26 al 28 ottobre 2023. L’attuale amministratore delegato di Goldman Sachs, David Solomon, non fa eccezione alla regola, poiché anch’egli è ashkenazim. Questo gruppo finto-ebreo costituisce il timone di comando non solo delle lobby finanziarie statunitensi e globali, ma anche relativo alle politiche sanitarie con profondi interessi a livello di case farmaceutiche ed è ciò che è intimamente collegato alla guerra, a tutte le guerre, in particolare al conflitto israelo-palestinese e, come spiegato più sopra, al conflitto russo-ucraino.
Silvia: Oleh, potresti farmi una breve descrizione dei principali settori economici ucraini?
Oleh: L’Ucraina ha innanzitutto delle risorse naturali quale il carbone dei giacimenti del Donbass. Il bacino del fiume Donets rappresenta una vera e propria ricchezza per l’intero Paese, ed è da qui che si sviluppano i vari settori industriali, il primo è quello estrattivo carbonifero e minerario. Tipici del mio Paese, inoltre, sono quindi l’industria mineraria e metallurgica. L’Ucraina è sempre stata uno dei più importanti produttori ed esportatori di acciaio e ghisa. Abbiamo giacimenti sia esplorati che inesplorati dei più svariati tipi di minerali e sostanze, come berillio, cobalto, grafite, litio, molibdeno, nichel, niobio, scandio, tantalio, titanio, zirconio e persino oro. Tante di queste risorse sono sempre state impiegate in svariate produzioni non solo per il soddisfacimento interno ucraino ma persino russo, e, ai tempi dell’URSS, anche sovietico.
Silvia: L’Ucraina, però, è anche detta “Granaio d’Europa”. Esattamente, cosa significa?
Oleh: Questo suo soprannome è dovuto al fatto che l’Ucraina ha sempre provveduto al mantenimento del fabbisogno in grano del continente europeo, ma non solo. Si considera che è sempre stato uno dei maggiori esportatori di grano, in Europa almeno il secondo fornitore di grano. Tuttavia, la situazione è cambiata. In molti, sicuramente, pensano all’embargo russo, che ha fatto calare l’esportazione di grano e di varie produzioni affini; in realtà, questa è solo una parte della storia. Infatti, nel 2007, è stato lo stesso governo ucraino a bloccare le esportazioni di grano. Il Paese allora fu colpito da grave siccità, per cui esso stesso si è visto costretto a bloccare le esportazioni di grano al fine di conservarlo e destinarlo al soddisfacimento interno. Pertanto, le condizioni per mantenere il soprannome di “Granaio d’Europa” visto come quantità esportate o esportabili erano, in realtà, già venute a mancare molto prima del conflitto russo-ucraino. Ciò che, sicuramente, è tuttora vero, è che il territorio ucraino, benché non nella sua totalità, dispone di un livello qualitativo dei terreni decisamente migliore rispetto ad altri Paesi. Il suo standard è alto, poiché è dotato di un particolare strato di terra, che noi chiamiamo “chernoziòm”, che letteralmente vuol dire “suolo nero”, che è ricchissimo in humus e fosforo e quindi è molto fertile, più fertile di altri territori e non è solo superficiale, ma arriva in profondità nel terreno. Ovviamente, con la guerra, tutto è ancora più precipitato, ma la crisi del “Granaio” non è stata causata, in effetti, dal conflitto. In ogni caso, adesso, so che, a livello mondiale, altri Paesi producono ed esportano molto di più che l’Ucraina. Posso comunque affermare con certezza che la Russia ha sempre importato in grande misura grano dall’Ucraina, ma non solo, anche prodotti metalliferi e chimici, e, pertanto, con l’inizio delle ostilità, l’economia ha subito un grave crollo, anche per questo motivo.
Silvia: Adesso ho una domanda riguardante il “regno degli oligarchi”. Chi sono? Vengono menzionati spessissimo, non solo in merito all’Ucraina, ma anche rispetto alla Russia.
Oleh: In breve, gli oligarchi sono uomini d’affari ricchissimi e potentissimi, non solo a livello finanziario, ma anche politico. Sono essi stessi parte della politica, tant’è che molte volte li abbiamo avuti come Presidenti o Primi Ministri. La loro posizione, tuttavia, è risultata spesso controversa. Un oligarca rappresenta la piena collusione con la politica e gli interessi di parte. Finora non ho ancora visto un oligarca ucraino agire per gli interessi dell’Ucraina. Questo atteggiamento ha favorito la fuoriuscita di ingenti capitali all’estero, come già detto. Per quanto riguarda la Russia, la situazione degli oligarchi è differente. Il governo russo ha vietato, per legge, l’esportazione di capitali al di fuori dei confini nazionali, pertanto, la Russia ha potuto crescere economicamente e usufruire di investimenti. Non vuol dire, certamente, che sia tutto sempre “rose e fiori”, perché il mondo degli oligarchi è comunque perennemente da tenere sotto controllo, anche in Russia. È evidente, però, che il rapporto degli oligarchi russi con lo Stato non è lo stesso di quelli ucraini rispetto al loro Paese. Questo anche a causa del fatto che, come detto, l’Ucraina viene controllata e gestita dall’Occidente e gli oligarchi ucraini, quindi, trovano terreno fertile.