Parte ultima
Silvia: Parliamo adesso della situazione linguistica in Ucraina.
Oleh: In Ucraina le lingue ufficiali sono sia l’ucraino che il russo. Ai tempi dell’URSS, si parlavano entrambe liberamente. Il governo sovietico ha sempre riconosciuto in tutte le sue repubbliche anche le lingue autoctone, indipendentemente dal russo. Ciò naturalmente è valso anche per l’ucraino. Io, personalmente, sono russofono, ma anche ucrainofono, e non ho mai avuto problemi per questo. Certamente, negli ultimi anni, vi è stato un inasprimento verso l’utilizzo della lingua russa, e un mancato riconoscimento verso i diritti di chi, in Ucraina, l’ha sempre parlata e utilizzata. Tuttavia, anche questo è una storia vecchia, perché già ai tempi della confederazione polacco-lituana come durante gli anni austro-ungarici si volevano negare, e si negarono, non solo i diritti dei cittadini ucraini russofoni nella loro più elementare e basilare esistenza, ma anche nel loro diritto a parlare russo, non tanto a favore della lingua ucraina, quanto in quella del polacco. Posso tuttavia inoltre affermare, che, in realtà, in molte zone dell’Ucraina, vi è l’abitudine a parlare suržik, che è una lingua nata dalla fusione di russo, ucraino e polacco. E, spesso, all’interno della popolazione è difficilissimo distinguere esattamente la lingua russa da quella ucraina. Molte volte, essendo anche molto simili tra loro, vengono percepite come un tutt’uno. Di per sé, gli ucraini non si sono mai fatti realmente questioni sulla lingua da utilizzare. Tutto è nato con la propaganda, le leggi del governo ucraino e le violenze delle milizie private ucraine verso gli stessi ucraini.
Silvia: E tu, Oleh, hai mai ricevuto minacce per l’utilizzo della lingua russa?
Oleh: Fortunatamente no, tuttavia, ho temuto anche per questo. Il tentativo di epurazione linguistica è sicuramente, come detto prima, un’altra grande questione in Ucraina. Lo è ancora di più, riflettendo sul fatto che, in realtà, spesso, all’interno dello stesso nucleo familiare, ci siano persone originarie di varie repubbliche ex-sovietiche. Quindi, magari una persona è russa, ma ha dei parenti in Ucraina o viceversa, come può averli in Bielorrussia o Armenia, o Azerbaigian. Intendo dire che è tutto molto relativo.
In effetti, questo è il caso della conduttrice russa Natasha Stefanenko, che, in realtà, proprio nel suo cognome rivela un ramo ucraino nella sua famiglia. Il tentativo, pertanto, di differenziare in modo così netto ciò che è russo da ciò che è ucraino, dopo almeno un millennio di storia comune, e usando la violenza e il sopruso, sembra abbastanza cieco, ignorante, ridicolo e propagandistico. Per avere una maggiore e più chiara idea della situazione linguistica ucraina, bisogna innanzitutto sapere in che cosa consista effettivamente la sua lingua. L’ucraino è di origine indoeuropea, esattamente come il russo, e come la maggior parte delle lingue del continente europeo. Dall’indoeuropeo, si sono formate varie famiglie linguistiche, tra cui il proto-slavo, da cui si sviluppò lo slavo comune, da cui poi si vennero, a loro volta, a creare le lingue slave che oggi noi conosciamo e che vengono distinte, osservando le loro differenze e affinità, in lingue slave orientali, occidentali e meridionali. Nel caso dell’ucraino, esso rientra nel gruppo slavo orientale, insieme a russo e bielorusso. Ciò significa che la parentela linguistica e culturale tra russo e ucraino è molto stretta, più di quanto si pensi. Ciò che le differenzia è che l’ucraino, vista la sua intima connessione storica con la Polonia, ha lessico in parte più simile alla lingua polacca che a quella russa, naturalmente ricordandosi che, in realtà, anche il polacco è una lingua slava, appartenente allo slavo occidentale. L’ucraino utilizza come il russo e il bielorusso l’alfabeto cirillico, benché esso non sia identico tra le due lingue. Tuttavia, ciò non è prerogativa esclusiva dell’ucraino, poiché anche in altre lingue slave, come ad esempio bielorusso e bulgaro, il cirillico dimostra differenze tra di loro e rispetto sia all’ucraino che al russo. Il legame con la lingua polacca si spezza nel momento in cui essa utilizza l’alfabeto latino. Ciò non è un aspetto da sottovalutare, poiché l’utilizzo di un alfabeto invece che di un altro in una lingua è rivelatore di caratteristiche ben definite, che spesso vanno anche oltre l’aspetto puramente culturale. Nel caso del cirillico, ad esempio, il suo utilizzo è legato a un fatto di comunanza religiosa (i Paesi slavi che adottano tale alfabeto sono cristiano-ortodossi) e di maggior vicinanza al concetto di panslavismo. A livello linguistico, peraltro, storicamente, l’epurazione linguistica avvenne, non soltanto, per gli ucraini parlanti russo, ma anche per quelli parlanti ucraino, che a quel tempo si chiamava ruteno.
Potrei, infine, chiudere il racconto di Oleh, ricordando come, a Elena, una ragazza russa residente in Italia, colta da lutto familiare, sia stata negata una semplice traduzione con asseverazione e legalizzazione dei suoi documenti, al fine di poter trasferire la salma di sua madre in Russia. Invece, a me in persona, è stato gentilmente ricordato, al fine di ottenere il disbrigo di alcune pratiche e ottenere un determinato servizio, di non menzionare nel mio curriculum vitae che, tra le lingue che parlo, c’è il russo. La mia risposta in quell’occasione è stata che, indipendentemente dalle posizioni politiche, noi non stavamo facendo politica, né io ero lì per quello, e che la lingua russa esiste ed è sempre esistita da prima del conflitto del 2022 e che, pertanto, dal punto di vista storico-culturale e linguistico, un simile revisionismo, è quantomeno una prova di stortura del sistema e di non riconoscimento, oltretutto, del mio curriculum studiorum e lavorativo, e, in generale, un affronto alla mia persona.
Questa intervista ad Oleh è avvenuta totalmente in lingua russa.