Non puoi farlo perché arrivano le pasdaran della rivoluzione dei Centri sociali
E se vuoi fare un convegno, un incontro per parlare, o mettere in discussione l’aborto, allora non puoi farlo perché arrivano le pasdaran della rivoluzione dei Centri sociali che te lo impediscono, se vuoi pregare anche in casa non puoi farlo, succede già in Scozia. Le nuove leggi scozzesi sull’aborto criminalizzano anche chi prega nella propria abitazione se risiede nelle “zone cuscinetto”. Viene meno ogni diritto di fronte al connubio tra statalismo esasperato e delirio abortista.
Accade in Scozia, Paese che per le sue legislazioni in vari campi del vivere civile, a partire dalla legge tirannica sui “crimini d’odio”, che ho commentato,“da decenni si staglia come esemplare prototipo del nuovo modello “orwelliano” di governo. Pregare a casa può essere un reato penale ai sensi delle nuove leggi scozzesi sull’aborto, è questa l’interpretazione fornita dal governo a pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova legge e le “zone di accesso sicuro” di 200 metri, nei dintorni delle cliniche abortiste.
I residenti di queste zone siano stati avvertiti del pericolo di violare l’”Abortion Services Act” (Scotland) 2024 se faranno «qualsiasi cosa» che «potrebbe causare molestie, allarme o angoscia» al personale medico, paramedico e ai pazienti, anche se questa attività venisse svolta nella privacy della propria casa”. (Luca Volontè, grande fratello. Scozia orwelliana, pregare per la vita è reato anche in casa, 11.10.24, lanuovabussola.it)
Dell’argomento ne ha parlato anche Massimo Gandolfini su La Verità (La Scozia protegge i centri per l’aborto Pure pregare (in casa) per la vita è reato, 12.10.24, La Verità). Il governo scozzese ha varato una nuova legge prevede maxi multe per chi «crea angoscia» a medici e mamme. Vale la pena riportare per intero il testo proposto dal professore Gandolfini ai suoi lettori.
Non facciamoci troppe illusioni, perché quanto sta accadendo in Scozia è dietro l’angolo di casa nostra. In Scozia è stata varata una legge che garantisce il «diritto di aborto», tranquillo e sicuro, chiamata Abortion services act 2024, in cui si prevede la realizzazione di «zone di accesso sicuro» di 200 metri intorno alle cliniche che praticano l’aborto, garantendo che dentro questo perimetro chiunque faccia «qualsiasi cosa» che «potrebbe causare molestie, allarme o angoscia» al personale medico, paramedico e alle donne che accedono alla clinica per abortire sarà perseguito e sanzionato.
Vengono anche esemplificati i comportamenti vietati e, fra questi, c’è la distribuzione di volantini, la predicazione religiosa e le veglie di preghiera silenziose. L’elenco,
comunque, non è esaustivo e l’autorità competente deciderà in totale autonomia se è stato commesso un reato, con la relativa sanzione: fino a 10.000 sterline con procedura sommaria o un importo illimitato – a discrezione dell’autorità – con procedura solenne. La stessa autorità ha libertà di modificare la zona sicura, aumentandola a sua discrezione.
Ma non è tutto: la legge si applica anche all’interno delle case private. Se qualcuno prega nel proprio giardino o nel portico antistante la propria casa o all’interno della casa stessa con le finestre aperte, ecco tutto questo viene considerato come un tentativo di creare disagio in relazione alla decisione di abortire ed è passibile di reato con relativa sanzione. Infine, la legge esorta chiunque veda un singolo o più persone che possono essere nelle condizioni suddette, ad avvisare la polizia.
Insomma, ogni atto di preghiera, di fede, di devozione che possa essere interpretato come dissuasivo di chi sta per abortire – anche se neppure si fa cenno all’aborto – è vietato nel perimetro delle «zone di accesso sicuro». La normativa è entrata in vigore il 24 settembre di quest’anno. In Italia, per il momento, non siamo arrivati a tanto, ma anche da noi fermarsi in silenzio di fronte a un ospedale, con la corona del Rosario in mano, è un atto provocatoria che una «società laica» non deve tollerare.
Alla faccia della libertà di manifestazione: cortei di mascherati con passamontagna che lanciano quadrelli di porfido, sfondano vetrine, divelgono cartelli stradali sono libere e democratiche manifestazioni del dissenso; pregare in silenzio con il rosario in mano è una «provocazione fascista liberticida» da reprimere! Una volta di più, non si tratta di credenti e non credenti, si tratta di una società che ha totalmente perso il semplice buon senso e il senso stesso di che cosa sia il vivere democratico.
Una dittatura ideologica che non si limita a reprimere il dissenso, ma punta a violare la coscienza stessa di persone, la cui colpa è credere nel rispetto della vita di chiunque e pregare perché si salvi la vita anche di un solo bimbo. Diventa ogni giorno più evidente che la reale posta in gioco non è per nulla la libertà di scelta della donna o la tutela della sua salute – slogan ossessivi di chi non ha argomenti per dare giustificazione all’irragionevole rifiuto di lasciare davvero libera la donna di poter scegliere di portare a termine la propria gravidanza – ma è una sorta di furore cieco, privo della luce di ragione e di buon senso, che giunge perfino a negare la sepoltura al bimbo abortito.
Dopo aver eliminato una vita, si pretende di cancellarne la memoria. Ma anche qui viene in soccorso la menzogna: non è un essere umano, non è uno di noi; è un «prodotto del concepimento», un «prodotto biologico» che come tale va trattato. E se la scienza dice il contrario, tanto peggio per la scienza: noi preferiamo urlare i nostri slogan, mentre scende nei cuori la notte del non senso.
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