
Dai gas serra all’inquinamento ambientale e ai costi pazzeschi di sofisticati ordigni bellici
Le guerre non si sono mai curate di risultare “sostenibili”, né da un punto di vista ambientale e neppure economico, ma fino alla I Guerra Mondiale, la differenza sul campo era data dal numero di uomini e mezzi. Da allora, si è innescata una progressiva escalation tecnologica sempre più costosa, devastante e inquinante, dalle V2 tedesche all’atomica di Hiroshima. Oggi, la minaccia nucleare e la qualità dei mezzi contano più dei numeri di soldati, anche se accucciarsi tra le trincee non ha cambiato il suo drammatico significato. La morte ha sempre lo stesso colore, e la devastazione si ripercuote anche sulla pelle di un Mondo disprezzato e stanco.
Missili ipersonici, droni, incendi, esplosioni, colpi di cannone e di mortaio, cacciabombardieri in volo, navi colate a picco, razzi, carri armati in movimento, carri armati esplosi. Infiniti costi per crimini anche contro l’ambiente e l’atmosfera, fino a rimpinzarla di altri gas serra, laddove sono già abbastanza.
Emissioni di gas serra
Da un rapporto di “Climate” del 29 febbraio 2024, risultava che, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina sono state disperse nell’atmosfera 150 milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra. Una quantità equivalente alla CO2 emessa in un anno da un Paese fortemente industrializzato paragonabile al Belgio. Questo dopo 18 mesi di conflitto. Stando all’aumento esponenziale dei combattimenti, oggi la quantità stimata supera i 200 milioni di tonnellate di CO2.
Dati di novembre 2023 stimano che le emissioni globali di gas serra da settore militare, variano annualmente tra 1,6 e 3,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, una percentuale compresa tra il 3,3% e il 7% di tutte le emissioni globali. Ma di pari passo occorre concentrarsi sui danni ambientali nel loro insieme.
Inquinamento ambientale
L’esempio dell’Ucraina dimostra gli immensi costi legati alla distruzione generata dalle guerre. Stando alla medesima analisi del febbraio 2024, quella in Ucraina ha causato danni ambientali per oltre 56,4 miliardi di dollari (52 miliardi di euro). Incalcolabili sarebbero quelli derivanti dall’esplosione di una centrale nucleare.
Secondo gli esperti ucraini l’inquinamento dei fiumi Seim e Desna verificatosi alla fine di settembre è stato causato dallo scarico, niente affatto casuale, di liquami russi provenienti da una fabbrica di zucchero nella città di Tiotkino, sito nella regione di Kursk. Un atto “non convenzionale” che ha portato a una diminuzione drastica del livello di ossigeno nell’acqua e alla morte in massa dei pesci fino allo sbocco sul mare. Entrambi i fiumi sono da considerarsi completamente morti, sia per quanto riguarda la fauna, sia per la flora autoctona.
Quanto costa la guerra in Ucraina
Difficile risalire a stime precise. Dati dell’Istituto per gli Studi sulla Guerra valutano che l’Ucraina spende 10 miliardi di dollari al mese, senza mettere in conto gli aiuti occidentali, mentre ogni battaglione al fronte risulta che costi alla Russia 1,2 miliardi di dollari al mese. Il New York Times ha stimato che un giorno di guerra in Ucraina costa quanto l’USA spendeva per un mese di stanziamento delle truppe in Afghanistan.
Alcuni dati su cui riflettere: il costo di ogni proiettile da 155 mm varia dai 3000 agli 8000 €, quello di un tank T 72, che consuma 300 l di carburante per 100 km, è di 1 milione di dollari, quello dei droni Shahed, di fabbricazione iraniana è di circa 35.000 dollari. Ogni missile da crociera costa 1 milione di dollari, mentre ogni batteria antiaerea Patriot, equipaggiata con 32 missili, può costare più di mezzo miliardo di dollari. Un conto totale è impossibile, ma una riflessione su quanto certe cifre ricadano anche sulle nostre economie, è quantomeno doverosa.
Tutto questo spreco diabolico, che da solo consentirebbe di risolvere i più seri problemi del mondo, non contempla l’impatto sulle economie di mercato né i costi di una bonifica ambientale e di una auspicata, prossima ricostruzione. In ultima analisi però: da quando l’industria degli armamenti si preoccupa di inquinamento e danni collaterali? La posta in gioco è sempre molto ricca e il costo umano è “sostenibile”: un assegno di 406,50 € alle vedove e agli orfani di guerra, dispersi esclusi (da parte russa). Raramente quello di uno svelto funerale avviluppato nella bandiera.
“Prima di cercare la vita su altri pianeti, potremmo smettere di ucciderla in questo?”
(Magic House)
non esistono lati positivi in uno scontro
Che dire, tutto vero, sacrosanto, giusto. Ma perché allora si continua a fare guerra, e non solo in Ucraina?
Forse c’è una ristretta categoria di persone che dalle guerre ricava molti più vantaggi che danni. O così crede, alla faccia di quelli che vengono mandati a combattere e rischiano la pelle, alla faccia delle popolazioni inermi, dei poveri pacifisti un po’deficienti…
Noi non vogliamo la guerra, lo abbiamo gridato a scuola e nelle piazze, lo abbiamo argomentato in tutti i dibattiti, e ora le guerre ci incalzano sempre più da vicino, minacciose più che mai.
Ahinoi, caro Carlo. Grazie per le tue sempre preziose parole.
Noi non vogliamo la guerra, ma dobbiamo portarla a casa di chi ci guadagna. Si vis pacem para bellum