Ma perché si è ansiosi?
Ogni anno assistiamo alla solita pantomima sugli esami di Maturità, giornalisti che si scatenano con accorati consigli agli studenti per affrontare al meglio la maturità, per non farsi prendere dall’ansia e dalla paura. Poi c’è l’immancabile riferimento a quella “Notte prima degli esami” che dura da quarant’anni esatti. E’ l’inno di chiunque da quarant’anni si prepari a superarli.
Addirittura Caterina Fiorilli, Ordinario di psicologia dell’educazione e dello sviluppo all’Università Lumsa, su Il Giornale prova a dettare un “Decalogo” per gli studenti. (Notte prima degli esami, il decalogo, 19.6.24 il Giornale). Nei vari commenti non mancano i propri ricordi giovanili sulla maturità. La prof de Il Giornale cerca di entrare nei comportamenti abituali dei ragazzi, sopratutto quelli che soffrono regolarmente di ansia, oggi tra le principali sofferenze psicologiche tra i giovani, e non solo.
Ma perché si è ansiosi? Si domanda. Forse si è ansiosi perché si conosce poco o male il tipo di prova che si dovrà affrontare; perché si teme il fallimento o le conseguenze di un fallimento; e poi, si prova più ansia quando non ci si ritiene all’altezza della prova. Ma queste sono condizioni che hanno una storia lunga.
Per la Fiorilli “sarebbe doveroso, da parte della scuola aiutare i giovani e le giovani a non prepararsi solo cognitivamente alla prova, ma anche ad affrontarla emotivamente”. La giornalista offre qualche consiglio: potrebbe aiutare la simulazione della prova, preparare schemi, mappe e check-list favoriscono un maggior controllo della propria preparazione. Infine, arriva il decalogo per vivere una maturità serena’, niente di speciale cose normali e di buon senso.
Mangiare cibi sani, bere solo acqua, dormire, abbandonare il cellulare, passeggiare all’area aperta. Preparati qualche appunto scritto, utilizza le mappe, per avere davanti ai tuoi occhi, gli argomenti di studio. Evidenziare le parole chiave.
Consigli, raccomandazioni doverose più o meno accettabili, fatte in ambiente scolastico, ma quando se ne occupa il mondo esterno, spesso si cade nel ridicolo. Soprattutto se dopo aver scritto “un sacco di…”, andiamo a leggere i dati del Ministero dell’Istruzione, relativi agli esiti degli Esami di Stato della scuola secondaria di primo e di secondo grado, la questione si fa seria.
Primo ciclo. Per la secondaria di primo grado il tasso di ammissione all’Esame finale è stato del 98,5% (l’anno scorso era del 98,3%, resta dunque stabile). Come lo scorso anno, il 99,9% delle ragazze e dei ragazzi ammessi ha superato la prova.
Due le regioni con il 100% di promossi: Molise e Basilicata. Lasciamo perdere la lode e il voto, per quasi tutti, superiore al 7,5. Vorrei raccontare un episodio che ho constato personalmente, quasi tutti i maturandi sono stati raccomandati dai loro genitori, non perché rischiavano la bocciatura, quella è assicurata a tutti, ma per uscire dagli esami con un punteggio più elevato.
Secondo ciclo. Il 96,2% dei candidati scrutinati è stato ammesso all’Esame. I diplomati sono il 99,9% delle studentesse e degli studenti che hanno sostenuto le prove. Sono dati dell’anno scolastico 2021-2022. Il 99,9% degli studenti è stato promosso. Così abbiamo distrutto la scuola, diceva l’anno scorso lo psichiatra Paolo Crepet. Questo che significa che la scuola italiana è fallita.
“E’ un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla”.
A proposito di diplomi, è paradossale che quest’anno si è scelto di parlare di diplomificio proprio qualche giorno prima della prova scritta degli esami di Maturità. I giornali hanno titolato: “Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dichiarato guerra ai “diplomifici”, delle scuole scuole paritarie (cosiddette private) che non rispettano le regole e dove si può ottenere il diploma di maturità con eccessiva facilità. Dalle ispezioni di 70 scuole, ben 47 sono risultate fuori regola.
I giornali fanno un elenco delle irregolarità più significative. Se non fosse per la serietà del problema ci sarebbe da sbellicarsi delle risate, come si fa a combattere il cosiddetto “diplomificio” quando chi sforna diplomi a getto continuo è lo Stato italiano.
Che la scuola sia un disastro, non è il parere solo di Crepet, la pensano come lui, Luca Ricolfi e Paola Mastrocola, uniti non solo nel matrimonio ma anche nelle opinioni sulla scuola. Insieme hanno scritto “Il danno scolastico”, più recente Ricolfi, ha pubblicato, “La Rivoluzione del merito”, qui il sociologo ricorda uno strepitoso discorso di Piero Calamandrei, pronunciato davanti a maestri e professori in difesa della scuola, raccontato nel primo capitolo del libro.
Un discorso poco conosciuto, che parla dell’articolo 34 della Costituzione. Quello che recita: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi”. Secondo Calamandrei, “l’articolo più importante della Costituzione”. Di cui è necessario ricordare “il valore politico e sociale”. Perché solo attraverso il sostegno ai capaci e meritevoli la scuola può far crescere “i migliori” e garantire un proficuo ricambio della classe dirigente.
“I partiti progressisti hanno dimenticato la lezione di Calamandrei. Anzi hanno sconsideratamente tradito l’articolo 34 per abbracciare la bandiera del ‘diritto al successo formativo’, che ha danneggiato proprio le persone che ai progressisti dovrebbero stare più a cuore: le più umili”.
A sinistra, la parola merito è diventata quasi una bestemmia, dopo essere stata posta a fianco di “istruzione” nel nome del ministero guidato da Giuseppe Valditara. Nessuno dei segretari del Pd hanno mai invitato Ricolfi a un incontro di partito.“È stata piuttosto Giorgia Meloni a chiedergli di partecipare, nella primavera scorsa, alla convention di Fratelli d’Italia per parlare di scuola”, ha scritto su Il Foglio, Nicola Mirenzi. (“La rivoluzione del merito”, intervista a Luca Ricolfi, 7.9.23, Il Foglio).
Ma non è la prima volta che il professore torinese della Fondazione Hume, abbia avuto contatti con Giorgia Meloni. Ci fu una proposta di Ricolfi che era piaciuta al Presidente del Consiglio, quella di “azzerare i contributi per le imprese che aumentano l’occupazione”. Era talmente piaciuta a Giorgia Meloni, che andò a Torino per farsela raccontare in dettaglio.
“Una vera sorpresa per me: una donna politica interessata ai minimi dettagli tecnici, e che prende un aereo per andare a parlarne con un sociologo della parte politica avversa”. Il professore Ricolfi in più di un’occasione ama raccontarsi come un uomo di sinistra, addirittura sessantottino, ma su questo sorvoliamo. Occorre piuttosto soffermarsi sulle sue idee sulla scuola.
Ma lo faremo in un’altra occasione.
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