Il campione di judo Nemanja Majdov squalificato per cinque mesi perché si è fatto il segno della croce
Una notizia di agenzia sta facendo il giro del Web: il campione mondiale di judo, il 28enne serbo Nemanja Majdov, è stato squalificato per cinque mesi per essersi fatto il segno della croce alle ultime Olimpiadi di Parigi, quando stava salendo sul tatami per sfidare lo judoka greco Theodoros Tselidis, nella categoria 90 kg. Incontro valido per gli ottavi di finale, peraltro perso dall’atleta serbo.
La sospensione, decisa dalla Federazione Internazionale Judo e comunicata sia a Majdov che alla Federazione serba, è stata presa per: “aver mostrato un gesto religioso salendo sul tatami”. Un gesto per il quale lo judoka serbo era già stato ammonito in altre occasioni, poiché proibito dall’articolo 3 della Federazione Judo, che vieta ogni gesto di riferimento etnico, politico o religioso, poiché “Il campo di gioco è dedicato esclusivamente allo judo”.
Nemanja Majdov è quindi stato estromesso da ogni incontro, allenamento e manifestazione sportiva fino al 2025, ma il campione ha dichiarato via social network, che non rinuncerà mai a esternare la sua fede cristiana, evitando anche di porgere delle scuse nella lettera di difesa dal procedimento disciplinare, anzi, ha chiaramente espresso che si segnerà anche in futuro, specificando: “il Signore mi ha dato tutto, per me e per la mia carriera; Gloria a Lui e grazie per tutto”. Parole “sante” riferite a un provvedimento che sa di un paradosso definibile… “cristianofobia?”
L’atleta ha accettato la squalifica, dichiarando: “mi riposerò un po’ e poi tornerò a nuove vittorie con l’aiuto del nostro Signore Gesù Cristo”. Concludendo con un commento di dispiacere verso “uno sport così bello e difficile come il judo, caduto nelle interferenze di queste cose”. Che altro dire?
Il campione serbo ha ricevuto l’appoggio di altri atleti, soprattutto dai suoi connazionali, tra cui Novak Djokovic, rivendicando un gesto di fede e di ringraziamento che, lo stesso Djokovic, e non soltanto lui, pratica in modo spontaneo alla fine di importanti e combattuti incontri vinti.
Per dovere di cronaca però, occorre specificare che Majdov è stato sospeso anche per aver infranto altre regole, tra cui il rifiuto di “inchinarsi al proprio avversario alla fine della gara” e di “togliersi il judogi nel campo di gioco”.
Inoltre, l’IJF specifica che l’atleta ha ignorato due precedenti avvertimenti, dunque era a conoscenza del regolamento. La Federazione ha anche dichiarato di rispettare ogni manifestazione di libertà individuale, cultura, nazionalità e religione dei suoi atleti, ma al di fuori del tatami, spazio destinato solo all’incontro di judo.
Cosa che ha senso poiché, in questi tempi di tensione internazionale e di guerre che come sempre, sono “benedette” anche da qualche “buon Dio!?” di parte… certi gesti e le espressioni di questa o quella appartenenza, spesse volte vanno oltre il loro significato mistico e interiore.
Estremismi ideologici dei nostri fibrillanti tempi sempre più complessi, laddove basta poco per essere definiti omofobici, razzisti e radicali d’ogni fazione. Triste realtà che ci proietta ad altri gesti potenti legati alla storia dello sport: Jesse Owens alle olimpiadi di Berlino nel 1937, epico schiaffo al nazismo; Tommy Smith e John Carlos che mostrarono il pugno contro il razzismo alle olimpiadi in Messico nel 1968.
Oggi si rinnova un nervoso mondo “sotto controllo” dove, fino a pochi decenni fa, il segno della croce era una pratica normale come tante, senza effetti collaterali o secondi fini.
Infine, un gesto e una sanzione che hanno fatto molto rumore nella comunità cristiana, soprattutto se cattolica, già molto perseguitata lontano dal Vaticano. Una fede che, se ha fatto danni nei secoli passati, ultimamente si dedica con carità e spirito di pace, negli angoli più dimenticati del mondo.
Forse occorrerebbe valutare caso per caso e discuterne con logica flessibile. In molti edifici pubblici della Vecchia Europa, i crocifissi sono stati rimossi da tempo e non si è negato spazio al Ramadan e alle moschee; altrettanto per le sinagoghe. Non si può dire che ci sia stata negligenza nei confronti degli altri volti dello stesso Dio.
Fonti: Informazionecattolica.it, Redazione Infovaticana, Fanpage.it
Nel tutelare il libero pensiero di tutti, obbligano al pensiero di pochi!
In un mondo dove la competizione vince sulla cooperazione, dove si esasperano le differenze idologiche, etiche e ideologiche, invece di ricercare un dialogo sui punti comuni, non devono stupirci certi ipocriti atteggiamenti. Non devono stupirci ma indignarci!
Se l’evoluzione dell’Uomo dovrà ancora passare del tempo in questa fase di esasperato separatismo e dualismo… vuol dire che siamo ancora più vicini alle scimmie di quello che pensiamo.
Riflettiamo sempre su questi esempi di lucida follia… chissà cosa ci riserverà il futuro?!?
una provocazione che fa riflettere. In effetti le comunità cristiane oggi luoghi di assistenza e carità, prive di ogni manifestazione diversiva, sono sempre più perseguitate, mentre estremismi religiosi islamici si coprono di sangue soprattutto in africa, per non parlare di quel che accade tra palestinesi ed ebrei… Il segno della croce non fa più danni
Cosa dire…., da cristiano cattolico lo trovo un gesto corretto di ringraziamento a Dio. Se però è vietato fare qualsiasi cosa sul tatami, fallo fuori da esso e continua a farlo
perché &; da chi, in base al quale mezzo di interazione vengono eliminati i commenti?
aggiornamento: li ho trovati trasferiti via Permalink come spam presso il mio contatto e-mail, perché? Inoltre io ho scoperto che nell’area “modifica commento” c’è l’approvazione oppure la messa in attesa oppure in spam. Chi decide?
Non si è attenuto alle regole comportamentali del gioco,
giusto punirlo
Vedo questa trasgressione non una fede profonda ma un mezzo per mettersi in mostra
Si può pregare ovunque senza trasgredire le regole
Farsi il segno della croce non è una vergogna..ma se co sono delle regole bisogna rispettarle
Dovremmo essere tutti liberi di manifestare in ogni occasione la nostra fede