La liberazione di Julian Assange dei giorni scorsi ha fatto inevitabilmente tornare alla ribalta il concetto e il tema dell’informazione libera, indipendente e fuori da qualsiasi tentativo di manipolazione, che da sempre ci attanaglia, ma che, mai come in questi ultimi quattro anni, è diventata centrale, anche, come abbiamo già visto in più occasioni, non solo grazie ad Assange stesso, a costo della vita.
Assange è stato sicuramente una di quelle persone che ci ha insegnato a porci degli interrogativi e a mettere in dubbio le famose verità acquisite. Al di là di qualsiasi tentativo di santificazione della sua figura, poiché in molti si sono già chiesti quale sia la verità nella sua recente scarcerazione, così come cosa ci sia effettivamente dietro la sua storia, è anche attraverso lui che abbiamo imparato che “ogni alba ha i suoi dubbi” (poetessa Alda Merini docet).
È stato proprio Assange ad affermare che “se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità”.
In che modo? Attraverso l’informazione. E, dunque, che cos’è l’informazione? All’apparenza un comune vocabolo di origine latina, come molte altre, che, tuttavia, nasconde dentro di sé il vero nodo della questione: essa è infatti composto da due parole, “in” e “formazione” o, se preferite il verbo, “in” e “formare”, che insieme vogliono dire “dare forma istruendo”.
Pertanto, l’informazione è il passaggio di notizie atte a dare “formazione”, ovvero “istruzione”, e, quindi, conoscenza. A questo punto, dal momento che è il compito di televisione, radio, carta stampata e social media trasmettere l’in-formazione, dovremmo essere sicuri che essa lo sia realmente, “in-formazione”, secondo la sua effettiva definizione. Eppure, potremmo dire, anche in questo caso: “ogni alba ha i suoi dubbi”.
Proprio per questo, un gruppo di indomiti e coraggiosi cittadini milanesi grazie al Comitato di Liberazione Nazionale Resistenza Milano si raccoglie in un presidio fisso, civile e non-violento, ma dai fermi propositi di non mollare, giornalmente dal 6 novembre 2023 davanti alle sedi RAI di Milano di Corso Sempione, allo scopo di creare un movimento di opinione pubblica atta a fare ritornare sui veri binari di origine il concetto di informazione e a renderla libera e non manipolata, come, ovviamente, anche a richiamare l’attenzione su di essa da parte di chi l’informazione la fa.
E lo intende servizio pubblico, cioè a disposizione del cittadino, come recita lo stesso Codice Etico RAI: “La RAI nella sua qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo assume quali suoi compiti prioritari quello di garantire la libertà, il pluralismo, l’obiettività, la completezza, l’imparzialità, la correttezza dell’informazione per favorire la crescita civile e il progresso sociale”.
Vengono quindi lanciati da infiniti mesi, da quel giorno del 6 novembre 2023, temi di discussione, su cui interrogarsi e cercare di ottenere risposte, non solo attraverso cartellonistica e volantini, ma anche eventi-dibattito, come la presentazione del libro “Elogio del complottista” di Francesco Carraro e il Convegno sull’informazione e l’educazione ai tempi del grande reset con il giurista torinese Ugo Mattei, fondatore del CLN e Presidente di Generazioni Future, il commentatore Silver Nervuti da Bologna, il filosofo Andrea Zhok da Trieste, il professor Gianni Vacchelli da Milano e altri eminenti esponenti della cultura ancora. Il convegno si è ripetuto con altrettanto successo a Roma il 30 giugno scorso.
Nel frattempo, almeno a partire dall’epoca Coronavirus 19, durante la quale è stato fatto ampio uso di (dis)informazione, a vari livelli e su vari argomenti, che fine hanno fatto l’Ordine dei giornalisti, l’AGICOM e la Commissione di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi?
Il rischio, più che evidente, è quello di finire censurati e oscurati (come già accade nel mondo di Internet, benché, tra tante notizie farlocche, molte pubblicate da comuni cittadini censurati nei loro profili social siano in realtà vere e più che fondate) se non anche criminalizzati come nel recente tentativo oscurantista della legge francese, ancora in dibattito.
A fronte di tutto ciò, se l’informazione non è più libera, ed è manipolata, asservita al potere e alla politica, non importa di quale fazione, chi decide quindi cosa sia l’informazione, ovvero, l’in-formazione? Lo ribadisco. Ogni alba ha i suoi dubbi. Grazie Alda Merini per l’elegante affermazione, grazie Julian Assange per averla riconfermata ogni giorno, e grazie al Comitato di Liberazione Nazionale Resistenza Milano. Siamo al vostro fianco.
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Buongiorno, ottimo articolo che ,oltre ad informare sull’ azione del piccolo gruppo cittadino Milanese a difesa di libertà e verità dell’Informazione pubblica ,ci ricorda di soffermarci sul significato delle parole per una più profonda e reale comprensione di quanto ci viene raccontato e proposto . Notevole particolare….Complimenti a Silvia Licata.