Mai come ora l’America è divisa tra due personaggi che il mondo libero non vuole
Giovedì è andato in onda sulla CNN il dibattito tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, la nazione (ancora per poco), più potente del mondo. Il confronto tra l’incartapecorito e obsoleto John Biden, contrapposto al tinto miliardario, in apparenza più esuberante e più lucido, forte di “ben” tre anni in meno d’età, ha restituito uno spettacolo deprimente.
John Biden ne è uscito quasi massacrato, ma il suo avversario non ha segnato punti convincenti e l’elettorato americano (ma non solo), è sconcertato. In ogni caso, Secondo Ariel Edwards-Levy della CNN, gli ascoltatori che hanno seguito il dibattito di giovedì tra Biden e Trump affermano, per il 67% contro il 33%, che Trump si è districato in maniera migliore.
Dopo la debacle peraltro quasi annunciata del presidente Biden già 81 enne e più volte claudicante, i democratici si stanno guardando intorno in cerca di un rappresentante più giovane e più credibile, da gettare con inspiegabile ritardo nella mischia che nessuno vuole più accettare, né la vicepresidente Kamala Harris, di 59 anni in splendida forma, né Michelle Obama, anche se sarebbero certamente più rappresentative.
A sua volta l’ex-presidente Trump festeggia ben 78 primavere e sulle sue spalle aleggiano non pochi, stridenti atteggiamenti, soprattutto quelli legati alle precedenti elezioni. A guardarli entrambi la memoria si sposta al carisma di John Fitzgerald Kennedy e di altri presidenti americani, fino a quel Barak Obama, pur discutibile premio Nobel per la pace, che faceva perlomeno la sua bella figura. Bastano ancora i soldi per guidare gli Stati Uniti d’America alla testa di un mondo che sta cambiando?
John Biden può contare su un patrimonio personale di soli 10 milioni di dollari, mentre Donald Trump possiede 6,4 miliardi di dollari, ma entrambi sono sostenuti dagli interessi di plurimi miliardari, però il peso economico sta segnando il passo rispetto al peso dell’età, oggi più che mai difficile da contrapporre ai più giovani leader delle oligarchie asiatiche. Potenze in rapida alleanza che stanno applicando una guerra non più soltanto economica e strisciante, alle decadenti democrazie e agli USA in modo particolare.
Sono in molti a sperare in una svolta umana e generazionale, ma forse è troppo tardi.
È incredibile che un Paese di 50 mln di abitanti non trovi degni rappresentanti politici. Sarà per colpa della debacle politica occidentale, se il paese capitalistico di riferimento non trova un politico in grado di reppresentarla?
Lucida ed attenta analisi che il collega Carlo Mariano Sartoris ha enfatizzato con una penna arguta e molto apprezzata dai nostri lettori.