Basterebbe educare i figli
Anche questa mattina consultando i soliti blog ho trovato qualche riflessione interessante. Anch’io “mi butto” a parlare del tema della violenza sulle donne, un tema serio, che certamente non viene risolto da quelle donne che fanno violenza anche verbale nelle piazze. Comincio con un breve racconto semi-ironico da Il Giornale di oggi di Luigi Mascheroni (Giù la maschera. Troppi maschi bianchi, 27.11.24). Il giornalista fa riferimento ad una trasmissione di Rai 3, in cui una giornalista femmina e bianca e un po’ approssimativa chiede a Gino Cecchettin maschio e bianco e un po’ dovunque «Cosa dobbiamo fare perché figli così, maschi e bianchi, ce ne siano di meno?».
Ha detto proprio «maschi bianchi». Affermazione di raro razzismo e sessismo. E il «così» da quanto capiamo si riferisce a «così violenti». Ma anche, crediamo, «potenziali assassini». E pure anche un po’ fascisti, va’.
A questo punto il giornalista offre qualche consiglio (diretto vedete voi)
«Cosa fare perché ci siano meno figli maschi e bianchi» suggeriamo: 1) sterminare tutti i maschi bianchi; 2) importare quelli neri (cosa che già facciamo); 3) smantellare Rai3; 4) aprire centri di sostegno alle giornaliste femmine, e bianche; 5) boh. Oppure basterebbe che tutti – maschi e femmine, bianchi e neri – educassero meglio i propri figli. Infine, un dubbio: Perché le stesse persone prima ci dicono che le razze e i generi non esistono, e poi che i maschi e bianchi devono sparire? Del resto è evidente che certi sinistri strumentalizzano alcuni tragici fatti di cronaca e giudiziari perché devono fare una guerra senza quartiere al genere maschile, naturalmente Bianco. Poi, ovviamente, patriarcato e maschilismo magicamente spariscono quando si introduce il tema del fattore immigrazione, irregolare e non, sui reati contro le donne e la sicurezza in generale, come abbiamo visto la scorsa notte nel quartiere Corvetto di Milano, la prima notte di banlieu italiana.
Legato al tema della violenza sulle donne (anche se non sembra) c’è un gustosissimo articolo del direttorissimo Vittorio Feltri sulla nostra presidente del Consiglio Meloni. ( La Stanza di Feltri. L’eleganza naturale (e italiana) di Meloni, 27.11.24)
Feltri da par suo scrive che talvolta ciarliamo di violenza contro le donne anche quando non c’è, e pretendiamo di ravvisare un “abuso pure dove esso non c’è, ad esempio nel fischio per strada, che per me, come per molte signore, resta un innocuo apprezzamento, che noi uomini comunque non ci azzardiamo più a fare per non essere considerati quali molestatori sessuali o potenziali assassini”.
“Io – continua Feltri – invece vedo violenza in questa maniera morbosa di guardare a Meloni, di criticarla come donna, come madre, come compagna”. Un tentativo di negare alla femmina il suo potere, un potere che ella ha conquistato da sola, lavorando duramente, riducendola al ruolo di mero corpo da vagliare e valutare secondo il peso specifico e i centimetri. Di Meloni, come di tutte le donne, non dovrebbe importarci il peso ma la levatura, non l’altezza fisica bensì quella morale. Per quanto riguarda l’accento romanesco che la Meloni “non ha mai voluto modificare, nascondere, cancellare, orgogliosa com’è di se stessa, dei suoi valori e della sua identità, penso che abbiano costituito caratteri vincenti, che hanno reso Giorgia ancora più umana, inducendo la gente a percepirla come la politica della porta accanto, non una che se ne sta chiusa nei palazzi o nell’area C, la quale ignora le problematiche più comuni degli abitanti della penisola”.
Ma poi la Meloni, è capace di parlare perfettamente non soltanto la sua lingua madre ma anche l’inglese, lo spagnolo e persino il francese. Non abbiamo mai avuto un premier così preparato. Basti ricordare l’inglese di Renzi per capire l’abisso che c’è tra Meloni e gli altri. Eppure noi ci focalizziamo sulla taglia del reggiseno. Infine, l’apprezzamento di Elon Musk, che ha notato nella Meloni la bellezza dell’anima, la cui somma si sintetizza nella semplicità. “Semplicità nel comunicare, quindi chiarezza. Semplicità nel vestire, ovvero eleganza, nel porgersi agli altri, nell’approcciarsi ad un problema, dunque efficacia ed efficienza. E semplicità significa anche affidabilità, ovvero concretezza”. Infine, Feltri precisa: Meloni non partecipa ad un concorso di bellezza: non è una forma di sessismo il trattamento riservato alla nostra premier allorché ne discutiamo pregi e difetti fisici?
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