
La Pasqua nell’arte e nei volti di Cristo
Nel primo cristianesimo l’immagine di Cristo non era quella che conosciamo oggi. Niente crocifissi, niente volti sanguinanti. Per i primi cristiani, spesso perseguitati e costretti alla discrezione, Cristo era un simbolo. La fede si esprimeva attraverso segni semplici ma potenti: un pesce tracciato su un muro, un pastore con una pecora sulle spalle, un’ancora. E soprattutto, un agnello.
L’agnello è uno dei simboli più antichi legati a Cristo. Riprende la tradizione ebraica del sacrificio pasquale: l’agnello immolato per la salvezza del popolo. Nei testi cristiani, Gesù è “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. L’arte paleocristiana lo rappresenta così, con una croce tra le zampe o accanto a un altare, come nei mosaici del IV e V secolo. Non c’è ancora la figura umana: troppo audace, troppo rischiosa forse, in un’epoca in cui la fede doveva restare discreta.
Accanto all’agnello, altri simboli parlavano ai fedeli: il pesce, abbreviazione in greco del nome di Cristo; il buon pastore, ispirato al Vangelo e alle parabole; l’àncora, simbolo di speranza e salvezza. Tutti segni carichi di significato, capaci di parlare in modo semplice ma profondo. Sono immagini che colpiscono ancora oggi per la loro essenzialità e forza comunicativa.
Tutto cambia nel IV secolo, dopo l’editto di Costantino e la fine delle persecuzioni. Le immagini di Cristo si moltiplicano. Ma non è ancora il Cristo sofferente che ci è familiare. Nei primi mosaici bizantini e nelle basiliche paleocristiane, appare come un re, un giudice, un giovane, vestito di porpora. La croce c’è, ma è spesso ornata di gemme, segno di vittoria sulla morte. Il suo volto è ieratico, impassibile, lontano dal dolore umano.
Questa immagine è quella del Christus triumphans: il Cristo che trionfa sulla morte, che regna dalla croce come da un trono. È una visione teologica alta, distante, ma coerente con l’idea di un Dio vincitore e glorioso.
La vera svolta arriva tra il X e il XIII secolo, quando si diffonde l’immagine del Christus patiens: il Cristo sofferente, con gli occhi chiusi, il capo reclinato, il corpo segnato dalle ferite. È una Pasqua che parla al cuore, che chiede partecipazione emotiva. Il dolore di Cristo diventa centrale nella spiritualità medievale, nei racconti della Passione, nelle processioni e soprattutto nelle immagini. L’arte si fa strumento di devozione popolare: più che rappresentare, vuole commuovere.
In questo periodo nascono capolavori come il Crocifisso di Giunta Pisano, dove il corpo di Gesù è abbandonato, teso nello spasmo del dolore, o il Crocifisso di Cimabue, che introduce tratti ancora più umani e commoventi.
Con il Rinascimento, Cristo diventa sempre più umano. Non è solo il Figlio di Dio, ma anche un uomo che soffre, muore e risorge. Il suo corpo è realistico, le sue espressioni intense. Pensiamo al “Cristo morto” di Mantegna, al “Compianto” di Giotto, dove le lacrime delle Marie sembrano vere, dove ogni gesto racconta il dramma della morte. L’arte si fa teologia visiva, ma anche racconto emotivo e umano.
Nel Barocco, la Resurrezione prende il sopravvento. L’arte esalta il momento della vittoria sulla morte: Cristo risorto emerge con forza, circondato di luce, tra angeli e cieli spalancati. L’immagine del Risorto è teatrale, ma non è solo spettacolo: è promessa di salvezza. Rubens, Bernini, e molti altri, danno forma a una Pasqua che è gioia, slancio, liberazione.
Attraverso i secoli, la rappresentazione di Cristo si trasforma, ma resta sempre legata al cuore della Pasqua: la promessa di una vita nuova, oltre il dolore e la morte. E ogni volta che guardiamo un crocifisso, un mosaico, un dipinto, possiamo ritrovare quella speranza antica che l’arte continua a raccontare.
Per questo, a Pasqua, non celebriamo solo un evento lontano, ma anche un percorso dell’umanità verso la luce, verso la vita. Un percorso che, nell’arte, trova la sua voce più potente e universale.
Ho pubblicato sul mio Canale YouTube un breve filmato su questo argomento: https://www.youtube.com/shorts/nJ05EaLCMbc
Buona Pasqua!
Sergio Salomone
© 2025 CIVICO20NEWS – riproduzione riservata
Scarica in PDF