Il 2024 dell’auto italiana che non esiste quasi più
A Ottobre 2024, il mercato dell’auto in Italia registrava – 9,1% annuo, le aziende asiatiche sono sempre più aggressive e presenti, ma almeno sulla carta, l’industria europea resiste, stemmi italiani compresi, quelli della grande famiglia Stellantis, ma come? Alcune nuove vetture marchiate Fiat, Lancia e Alfa Romeo sono in dirittura d’arrivo. Una su tutte: la nuova Grande Panda, che sarà prodotta in Serbia, come la prossima Multipla, è già esposta in alcuni concessionari, rigorosamente in color giallo, quello stabilito per il lancio sul mercato.
Risolti alcuni problemi al software, la Grande Panda, dovrebbe essere commercializzata a partire dal 2025, ma anche in questo caso, nessun modello verrà prodotto in Italia, seguendo la delocalizzazione che ha spogliato Torino e il resto della Nazione della sua storica tradizione industriale, svenduta seguendo il ritmo della “rana bollita”, e ora non resta quasi più niente.
C’è stato un tempo in cui Torino era la capitale dell’auto e il parcheggio prominente alla Fiat Mirafiori, il più grande polo industriale italiano inaugurato nel 1939, era pieno di vetture Fiat. La fabbrica di casa Agnelli contava 100.000 dipendenti e negli anni 60, gli operai potevano acquistare una 500 con 10 mensilità equivalenti. Oggi il parcheggio è deserto e l’impianto di Mirafiori, già ridotto ai minimi termini della sua operatività, sta toccando il minimo storico, con numeri della produzione annua che arrivano al -70%.
La smobilitazione del gruppo Fiat da Torino e dal resto dei grandi impianti costruiti in Italia, operata dal gruppo Stellantis, e ancor prima da PSA, è impressionante. Gli unici a beneficiare della transizione industriale sono stati i rampolli della famiglia Elkann, lontani anni luce da ogni orgoglio e legame con il manufatto italiano che, nel bene e nel male, era stato creato e mantenuto dalla famiglia Agnelli, anche in tempi difficili, dall’avvocato, molto legato alla città di Torino.
Il miracolo italiano è durato poco e non è questo il luogo né il momento per risalire il susseguirsi degli eventi che, negli anni 70, anni di piombo, hanno visto la Fiat al centro di un vasto contenzioso sindacale e non solo. Qui si vuole fare il quadro di un’attualità umiliante e sconfortante.
Una tradizione negativa iniziata con quello stabilimento di Termini Imerese, (PA), inaugurato nel 1970, per la produzione di utilitarie dei marchi FIAT: 126, Panda, 1ª & 2ª serie della Punto, e delle prime Lancia Y. Fu dismesso definitivamente dalla Fiat Spa il 31 dicembre 2011.
Tornando a Torino e allo stato attuale, è grottesco quanto denunciato da un servizio di FARWEST. Ai dipendenti di Mirafiori è arrivata una lettera da parte della Maserati (cassaintegrati compresi!), con una proposta d’acquisto di una Supercar del tridente a prezzi vantaggiosi, estesa a parenti e conoscenti.
Sembrerebbe una burla se non fosse drammaticamente vera. Una granturismo Maserati parte da un prezzo di 80.000 €! Genialata che la dice lunga sui cervelli chiamati ad operare certe scelte commerciali. Un dirigente di Stellantis ha specificato: «è stato un metodo per invogliare anche qualche conoscente ad acquistare una Maserati; un metodo per garantirsi il lavoro» (!?).
Il servizio di FARWEST, si è poi spostato a Melfi, in Basilicata, dove negli anni 90, il gruppo Fiat, a braccetto col governo, ha costruito una grande fabbrica “modello” per rilanciare l’occupazione al sud.
Un investimento di 2700 Miliardi di lire, indotto escluso. Uno stabilimento dal quale uscivano 1300 Fiat Punto e Lancia Y, dal 2014 le 500 X e le jeep Renegade, e dal 2019 le jeep Compass. Uno stabilimento che ha continuato a usufruire di contributi statali anche negli anni 2000, che garantiva un impiego di oltre 5000 dipendenti e 4000 tra impiegati in servizi e forniture, che progressivamente ha registrato un calo della produzione per l’assenza di nuovi modelli depistati altrove.
Oggi soprattutto l’indotto è stato praticamente abbandonato. Nell’arco di un anno centinaia di lavoratori sono stati messi in cassa integrazione. Gran parte dei capannoni sono vuoti, la produzione delle auto elettriche si è dimostrata un flop a livello europeo, cosa che gli analisti del settore avevano pronosticato.
Attualmente fa impressione aggirarsi tra i capannoni di Melfi che fino all’anno scorso lavoravano a regime. Sono vuoti e il futuro è incerto quanto quello degli impianti di Termoli, dove era in atto un progetto da 2 Miliardi di euro per una factory che avrebbe dovuto produrre batterie per auto elettriche, composta da Stellantis, Mercedes Benz & Total Energy, con la possibilità di investire 250 Milioni di euro messi a disposizione dal PNRR.
Un ambizioso piano che, sull’onda del full elettrico di un paio d’anni addietro, intendeva anticipare i tempi, ed ha coinvolto tutte le attività del territorio, ma del quale al momento, visto l’andamento del mercato, non si è fatto niente.
Nel frattempo, nello stabilimento Fiat in Polonia, la nuova 600 va ad aggiungersi alla produzione della 500, della vecchia, piccola Panda e della jeep Avenger. Sempre in Polonia verrà realizzata l’Alfa Romeo Junior, in quanto i costi risultano molto inferiori rispetto a una produzione in Italia. Stesso motivo per la nuova Lancia Y, realizzata in Spagna, negli stabilimenti Stellantis di Saragozza.
A Pomigliano d’Arco resiste la produzione della Alfa Romeo Tonale e della Hornet Dodge, e l’intenzione dell’azienda è di estendere il ciclo di vita della Panda oltre il 2026, dirottandolo verso questo stabilimento. Dopo l’uscita di scena della Giulietta, l’Alfa Romeo Giulia e la Stelvio vengono realizzate a Cassino…. Niente di nuovo per Torino Mirafiori, cattedrale nel deserto costruita sui terreni più fertili della periferia torinese, oggi scatola vuota in cerca d’autore, senza anima né bandiere.
© 2024 CIVICO20 NEWS – riproduzione riservata
Scarica in PDF
Una vicenda tristissima che offende l’immagine stessa di un’Italia in crisi profonda, raccontata con competenza e dovizia di particolari…