Femministe occidentali cieche sull’islamismo
Quasi ogni mattina navigando in internet con il mio pc, faccio una “mini” rassegna stampa prima di tutto a me stesso e poi possibilmente la condivido su Fb e da qualche mese anche su X. Spulciando sul sito de Il Foglio (per quello che ti fa leggere) ho trovato un breve articolo di Giulio Meotti, una traduzione di un articolo che si adatta alla giornata di oggi dedicata alla violenza sulle donne. (Femministe occidentali cieche sull’islamismo, 18.11.24, Il Foglio.it)
Il governo talebano sta emanando leggi su leggi per mettere a tacere le voci delle donne, anche mentre pregano. Crudeli diktat misogini di fronte ai quali i woke occidentali scelgono di non esporsi, pur di non sembrare “islamofobi”
“Due tipi di silenzio mi hanno lasciato freddo di recente” scrive Brendan O’Neill sul Telegraph. “Il primo sono i brutali editti dei talebani che mettono a tacere le voci delle donne. I loro decreti islamisti insistono sul fatto che non solo le donne non dovrebbero essere guardate, ma nemmeno ascoltate. I loro capelli, volti e corpi peccaminosi sono stati a lungo nascosti dietro il drappeggio opprimente del burqa.
Ora i talebani stanno emanando leggi per garantire che anche le loro voci peccaminose siano nascoste. L’ultimo crudele e misogino diktat del loro governo afferma che anche quando le donne pregano devono fare attenzione che nessun passante, comprese altre donne, senta le loro parole sussurrate. Alle donne, afferma Mohammad Khalid Hanafi, ministro dei talebani per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, ‘non è nemmeno permesso sentire le voci delle altre mentre pregano’.
Per quanto riguarda il comportamento, devono astenersi dal leggere, cantare e persino parlare quando sono all’aperto. Raramente nella storia c’è stato un bavaglio così barbaro a un’intera sezione della società. E il secondo silenzio che mi ha turbato? Il silenzio dei woke dell’occidente in risposta a questo vile crimine contro il genere femminile. Cercherete invano espressioni di solidarietà con le donne dell’Afghanistan. A differenza delle donne che vivono sotto lo stivale sessista del governo talebano, queste persone hanno il diritto di parlare, ma scelgono di non farlo.
Non c’è stato un fiato dalle classi con la kefiah, quei crociati presuntuosi che non escono mai di casa senza la sciarpa palestinese drappeggiata sulle spalle in modo che chiunque incontrino sappia che persone premurose e virtuose sono. La loro preoccupazione per ‘gli oppressi’ sembra raggrinzirsi e morire quando si tratta delle donne dell’Afghanistan. Ogni fine settimana battono le strade in rumorose manifestazioni di pietà per la gente di Gaza. Indossano spille della Palestina. Eppure hanno esaurito la loro energia morale quando si tratta dei talebani.
Trascorrono i loro sabati piangendo per i palestinesi, si sono infuriati contro Donald Trump per aver detto cose stupide, hanno messo un quadrato oscurato su Instagram per mostrare quanto fossero affranti per l’omicidio di George Floyd da parte della polizia. Eppure per le donne brutalizzate dell’Afghanistan, niente. Nemmeno un misero raduno pubblico per dire ‘Liberate le donne afghane’. Le femministe occidentali non sono molto meglio. Sì, alcune si sono espresse e hanno cercato di trascinare l’attenzione pubblica sulla distorta tirannia dei talebani nei confronti delle donne.
Come spieghiamo la cecità volontaria dei woke? Penso che il principale colpevole sia la politica dell’identità. Queste persone sono caute nell’attaccare i talebani perché temono di apparire ‘islamofobe’. Il loro assordante silenzio sulla distruzione della dignità delle donne da parte dei talebani espone la crudeltà che si nasconde dietro le cause alla moda. Dopo essersi dedicati, ossessivamente, a compatire i palestinesi e odiare Israele, i cliccatori tronfi non hanno più energia morale per le donne afghane. La loro sofferenza non è abbastanza alla moda. Mi dispiace, signore”.
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