
Un momento di confronto tra dittature e democrazie, tra diritto allo sciopero e fosse comuni per gli oppositori di regime
Momento di riflessione ispirato dai recenti avvenimenti siriani, dalle carceri del regime di Assad, dal ritrovamento delle fosse comuni in Siria e dall’ennesimo esempio storico di come le dittature si reggano su un consenso sinistro nelle sue raccapriccianti repressioni fisiche di ogni opposizione.
Da quando i carri armati della Federazione Russa hanno invaso l’Ucraina, per riportare sotto l’ombrello Putiniano uno Stato sovrano, da subito, sui social di questa Italia iper democratica, gli integralisti da tastiera si sono scatenati, infatuati da una propaganda antioccidentale che ha saputo sedurre gli odiatori seriali che inondano col peggio di sé i social network, ritrovi di piazza per rivoluzionari ghigliottinatori senza arte né parte.
Ebbene, molti intellettualoidi italici dalla cultura corta e sovente acquisita sul Web, si sono trasformati in ossessivi ammiratori di Vladimir Putin, il Giustiziere delle democrazie e della loro libertà di espressione, che meriterebbe un maggior ringraziamento da parte di chi ne gode i benefici effetti.
Oggi, messo alle strette, lo Zar di Mosca ha dato asilo politico all’amico Bashar al-Assad, ex dittatore sanguinario di una Siria che ha acclamato come liberatori i “ribelli” dello Stato Islamico e le loro bandiere nere. Icone jihadiste e poco democratiche. Un particolare niente affatto secondario, sul quale ragionare.
Oggi, gli adoratori di Vladimir il Conquistatore, come possono giustificare una Russia legata a un regime talmente sanguinario come quello siriano? Un sodalizio strategico atto solo a conservare dei porti militari sul Mediterraneo, particolare anch’esso sul quale ragionare.
Un pensierino della sera, dedicato agli esperti storici russi che inciampano sul Donbass, senza spingersi a quella storia dei kulaki e dei 6 milioni di ucraini sterminati per fame negli anni 30, da buonanima di Joseph Stalin e dal suo comunismo unicellulare.
La Russia persegue la sua sfera di influenza in Medioriente, insinuandosi fino nell’Africa Nera con i famigerati mercenari del battaglione Wagner, senza preoccuparsi dell’etica, né della connivenza con ribelli o dittatori sanguinari.
La concordia tra Putin e Assad è stata più volte suggellata con gioconde strette di mano. Ora, tutti quei Blogger e Social’s che glorificano Putin, denigrando Bruxelles, l’Europa, i valori democratici, la Nato e pure il cristianesimo, non faranno autocritica, ma quell’amicizia di comodo tra il califfo siriano e lo zar russo impone un confronto tra le dittature e la libertà di espressione.
Venerdì 13/12/2024 è andato in onda lo sciopero N. 1560 dall’inizio dell’anno. Poliziotti picchiati, petardi davanti all’aeronautica militare, cori stupidi e ignoranti, megafoni che incitano i sudditi studenti, pecore inconsapevoli dell’appartenenza. Chi scrive ricorda scene simili degli anni 70, a quel tempo liceale che pensava da sé, e la mente ritorna al momento attuale.
in Siria, durante i 13 anni del regime di Assad, sono sparite 35.000 persone, cose già viste in Argentina, dove è stimato in 30.000 il numero dei desaparecidos durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983.
Numeri sui quali i ragazzi che sventolano le bandiere di una parte sola e che cercano lo scontro “a prescindere”, dovrebbero fermarsi a riflettere, così come i profeti da tastiera che inneggiano a Putin e all’ideologo Aleksandr Dugin, sputando disprezzo sull’Europa e sulla Nato, su quasi 80 anni di pace sulla tormentata Europa, almeno quella.
Tutto e di più si può dire ancora sulle cose del mondo, ma una visione dell’insieme aiuta l’equilibrio del giudizio e della consapevolezza del sè, molte volte a senso unico nelle teste della razza umana.
Bellissima riflessione…
Si…bellissima questa riflessione ad ampio raggio che condivido pienamente.
E ringrazio anche per l’informazione dei Kulaki e dei 6 milioni di ucraini sterminati negli anni 30 da Stalin!